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NOTIZIE
Itaca blog
11 Agosto 2024

Lo Stigma nel Disagio Psichico

Public Stigma e Self Stigma

 

I preconcetti sono le serrature alla porta della saggezza (Merry Browne)

 

Il termine stigma in psicologia sociale viene utilizzato con l’accezione di marchio: un segno apposto su un gruppo di individui, uniti da almeno una condizione comune, che conferisce qualità negative a priori.

 

Spesso questo concetto è applicato nell’ambito della salute mentale, ove l’identità della persona viene definita soprattutto in base al tipo di patologia di cui è affetta, a partire dal punto di vista linguistico: se l’individuo affetto da autismo diventa “l’autistico”, colui che soffre di depressione invece verrà etichettato come “il depresso”. Lo stigma sociale può essere descritto come un triangolo di costrutti correlati fra di loro, determinato da tre costituenti: la discriminazione, lo stereotipo e il pregiudizio. Nel linguaggio comune vengono spesso utilizzati come sinonimi: comprendere il loro significato, distinguerne la finalità, rappresenta un primo passo verso la comprensione reale del fenomeno. La discriminazione è un comportamento atto ad emarginare colui reputato diverso, che devia dagli standard “normali” della società. Lo stereotipo è un’opinione generalizzata e precostituita, un’idea fissa e rigida, non creata dall’esperienza diretta formativa con una determinata situazione, ma semplicemente tramandata culturalmente con l’educazione familiare. Infine il pregiudizio, giudizio a priori, può essere considerato una reazione emotiva, una sentenza sociale errata e poco precisa, non supportata da fatti scientifici ma da “senso comune”. Il leitmotiv che ritorna dalla rappresentazione del triangolo dello stigma, si sofferma sempre su un singolo punto, ossia la conoscenza: chi perpetua lo stigma non conosce realmente l’entità del problema su cui esprime la propria legittima opinione. Nella società moderna la libertà d’espressione è condivisa come inoppugnabile diritto della persona, ma fino a che punto siamo liberi di esprimerci in un territorio sconosciuto? Un infante che muove i primi passi nel mondo è timoroso di ciò che vede ma non conosce, stessa situazione vale per il perpetuatore di stigma: non conoscendo utilizza la propria parola come scudo e arma. Inoltre, colui che stigmatizza non può trovare nei media uno strumento informativo serio, poiché i media stessi narrano la salute mentale con toni estremi, falsi e lontani dalla realtà. I media informativi, come i telegiornali, utilizzano spesso il linguaggio semplicistico descritto sopra, anche in modo sensazionalistico, trattando l’argomento “Salute Mentale” poco e niente, come se non esistesse. I media d’intrattenimento, in particolare la cinematografia, persistono rigidamente nella rappresentazione della patologia mentale sfruttandola come espediente narrativo in toni horror: il “pazzo” viene raccontato come un dottor Jekyll e Mr. Hyde, preda costante delle sue compulsioni malate, costretto a condotte abominevoli e violente, spesso posto in contesti esoterici-maledetti. Ciò descritto sino ad ora, definito in psicologia sociale Public Stigma, porta la società a considerare l’individuo con disagio psichico incapace di potersi integrare in maniera produttiva: le conseguenze di questa condotta ledono gli stessi diritti umani della persona, che troverà difficile trovare un lavoro o instaurare relazioni umane positive. Tutto questo porta la persona affetta da disagio psichico a rappresentarsi lo stigma come una vera e propria seconda malattia, adesa a sé stesso: a lungo andare interiorizzerà le opinioni pregiudizievoli altrui, considerandole vere e reali, creando di conseguenza aspettative negative sia su sé stesso che sugli altri. Viene definito stigma auto-riferito, o Self Stigma, il complesso di credenze errate che l’individuo con disagio psichico crea su sé stesso: la persona arriva ad identificarsi con gli stereotipi sociali. L’interiorizzazione dello stigma, oltre ad infliggere ulteriore sconforto, pone i pazienti in una condizione di rassegnazione e di blocco comportamentale che può impedirgli di svolgere attività quotidiane di routine; una frase che ritorna nella persona con sofferenza psichica è “Non riuscirò mai ad integrarmi perché sono diverso dagli altri, già ho la mia sofferenza e non voglio affrontare una nuova delusione”. Le conseguenze di ciò sono il ritiro sociale, il ritardo nel chiedere aiuto ai professionisti sanitari per timore del giudizio e, infine, il mantenimento di quei pilastri sintomatologici creati dalla patologia stessa: non esistendo un farmaco che modifica i pensieri e le credenze errate, la persona è vittima di essi, intrappolata nelle sue stesse convinzioni. Lo stigma, sin dalla sua radice, è dunque un problema non solo sociale, ma soprattutto individuale, per il quale dovrebbe essere effettuato un lavoro continuo di eradicazione attraverso approcci multi-livello che comprendano, controllino e agiscano sulle rappresentazioni dei media, sulle politiche socio-legislative e sulla scuola. Educare le persone a scindere il disagio dalla persona è necessario per istituire un intervento comunitario efficace, la cui mission è quella di abilitare il paziente all’autogestione, promuovendo delle strategie di problem solving adeguate che possano migliorare il suo stile di vita e che gli consentano di perseguire al meglio i propri obiettivi e i propri valori. Realtà come Progetto Itaca sono mattoni necessari per lavorare su entrambi i fronti della stigmatizzazione, sia per quanto riguarda il Public Stigma che il Self Stigma. Portare la persona ad uscire fuori di casa, a mettersi in gioco in piccoli progetti settimanali, a socializzare, spazzerà via tutte quelle convinzioni negative di inabilità ed inutilità, favorendo efficacemente il percorso terapeutico-riabilitativo che può portare alla completa remissione: dalle patologie mentali, oggi, si può guarire, basta chiedere aiuto.

M. Ludovica Lo Bianco